La notte di Taranto
(11 novembre 1940)
“La notte del pesce spada”
 

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Dott. Nino Bixio LO MARTIRE

Giornalista e consulente per la Marina per la Pubblicistica e Storiografia Navale
(Sintesi del libro "La Notte di Taranto"pubblicato dalla Casa Editrice "SCHENA" di Fasano)
 
L’11 NOVEMBRE 1940 << un giorno nero>>. Così lo definisce Galeazzo Ciano nel suo “diario”.
Venti “Swordfish”, partiti dalla portaerei inglese Illustrios, hanno, infatti, attaccato, nella notte, la base navale di Taranto e posto fuori uso la nave da battaglia Cavour, danneggiando gravemente la Littorio e la Duilio”.
Un “colpo maestro” che eliminò, temporaneamente, dallo scenario navale mediterraneo metà del corpo di battaglia italiano e che se pure preso << abbastanza bene dal duce tanto da dare la sensazione al momento di non aver pienamente realizzato la gravità >>, procurò al Comandante in Capo delle forze navali britanniche, Amm. Sir Andrei Cunningham, una certa << libertà di azione nel sostenere lungo le coste libiche le operazioni del Gen. Wavell >>.
Con pochi velivoli – commenta opportunamente Romeo Pernotti – e con minime perdite (due aerei abbattuti, n.d.r.), il nemico aveva raggiunto grandi risultati: aveva, soprattutto, ottenuto una radicale modifica delle condizioni di relatività navale e quindi, la rottura dell’equilibrio conseguito con l’armistizio francese.
L’operazione costituì invece, al dire di Cunningham, un esempio insuperato di economia delle forze e dimostrò <<come la Marina avesse nell’aviazione navale la sua arma più potente>>.
Su questo straordinario successo della Fleet Air Arm sono state fatte non poche ilazioni che, in alcuni casi, hanno anche ipotizzato il reato di intelligenza col nemico. E, in vero, non ci fu un tradimento, come attestano non solo gli scritti di Cunningham (A sailor’s odissey, nella traduzione italiana di A. Fraccaroli per i tipi di Garzanti) e di B.B. Schofield (The attack on Taranto, tradotto da F. Faggioni e pubblicato da U. Mursia Editore) ma anche i documenti del Navy Records che sino a qualche anno fa, erano ancora “riservati”.
La possibilità di accedere alle fonti dirette ci consente, oggi, di far piena luce sul << Piano d’impiego degli aerei della Fleet Air Arm per un attacco alla flotta italiana nella sua base principale di Taranto >>, studiato nel 1935 al tempo della crisi provocata dall’invasione italiana dell’Etiopia. Piano che era stato aggiornato nel settembre del 1938, allorché la flotta britannica fu mobilitata a seguito della occupazione nazista della Cecoslovacchia, dal suo autore Amm. Sir Dudley Pound, Comandante in Capo della Mediterranean Fleet e , successivamente, Primo Lord del mare.
Una copia di detto piano era custodita nell’archivio segreto del Contrammiraglio Sir Lumbey St. G. Lyster, che era stato comandante delle portaerei del Mediterraneo, sia al tempo di Pound, alzando la propria insegna sulla Glorius e sia di Cunningham sulla Illustrious, entrata a fine agosto nel Mediterraneo. Lo stesso Lyster, da giovane Tenente di Vascello, era stato distaccato a Taranto, durante la guerra 1914-18, quale ufficiale di collegamento tra Marina Inglese e quella Italiana, sicché conosceva alla perfezione gli ancoraggi della città bimare.
 

Taranto - Gran gala di bandiere per il genetliaco del Re negli anni trenta.

Il ruolo della ricognizione aerea e la data prevista per l’operazione “Judgment”

Nessuna meraviglia, quindi, se, al suo ritorno nel bacino, fu rispolverato e ristudiato il “Piano” in ogni dettaglio, cominciando da un intenso addestramento dei piloti al volo notturno e da << un’accurata e continua osservazione del porto di Taranto con riprese fotografiche da cui poteva essere rilevata l’entità delle difese >>.
A tal uopo furono impiegati tre aerei americani “Glenn Martin” che, trasformati in ricognitori a lungo raggio e ribattezzati con il nome di “Maryland”, costituirono la 431^ Squadriglia da ricognizione generale della RAF, di stanza a Luca-Malta, agli ordini del Magg. Pil. E. A. Whitely e alle dirette dipendenze di Lyster. Il suo compito precipuo fu , soprattutto, quello di << compiere ricognizioni quotidiane sulla base navale di Taranto >> e, in vero, mai materiale fotografico fu, come vedremo in seguito, di così notevole ausilio per il successo dell’operazione, che prese il nome di “ Judgment”. Doveva essere attuata il 21 ottobre in occasione del 135° anniversario della battaglia di Trafalgar (1805) che, peraltro, coincideva con la fase di luna piena. Tanto creava le condizioni ottimali per l’attacco e per le manovre notturne sul ponte di volo. Il “Piano” prevedeva la partecipazione all’attacco delle n.p.a. Eagle e Illustrious che, partite da Alessandria, avrebbero

Aereo da ricognizione "Glenn Martin Maryland"

  dovuto raggiungere il “punto X” a 40 miglia a ponente dell’isola greca di Cefalonia e a 170 miglia da Taranto in un’ora prestabilita e con la luna già decisamente sorta a levante.

Una volta arrivate sul luogo, dalle unità si sarebbero levati in volo gli aerosiluranti e i bombardieri (trenta in due ondate successive), che avrebbero assunto una rotta da ponente in modo da trovarsi << davanti le sagome delle corazzate italiane perfettamente stagliate contro il chiaro di luna >>. << I piloti – al dire di Jacques Mordaal – non avevano che l’imbarazzo della scelta e non … avrebbero avuto difficoltà a riconoscere i loro obbiettivi>>.

La portaerei Illustrious

Gli aerosiluranti sarebbero stati armati con siluri del tipo Mark XII da 457 mm con un percorso regolare alla velocità di 27 nodi e ad una profondità di 10 m. Sarebbero stati, altresì, dotati di
 Acciarini Duplex”, da poco giunti dalla Gran Bretagna, che, oltre allo scoppio a urto, includevano un congegno influenzabile dal campo magnetico della nave nemica allorché il siluro passava sotto la sua carena, inducendone l’esplosione della testa. Per aumentare l’autonomia degli aeromobili (450 miglia) sarebbero stati applicati, infine dei serbatoi supplementari (270 litri). Non sempre, però, le ciambelle riescono col buco. Una serie di incidenti, tra i quali un incendio nell’hangar della Illustrious e il danneggiamento di alcuni “Swordfish”, indusse, infatti, Cunningham a rinviare l’attacco a data da destinare.

La portaerei Eagle

 
L’ultimatum italiano alla Grecia e il “Piano Mike Bravo Eight”
 
Il 28 ottobre l’Italia lanciò il famoso ultimatum alla Grecia, che ne respinse i termini chiedendo l’aiuto alla Gran Bretagna. E, quale conseguenza del << colpo di testa politico >> di Mussolini, aumentò << la pressione navale inglese >> nel bacino << con conseguenze gravissime per l’ulteriore svolgimento della guerra >>. Il War Cabinet britannico ha, infatti, deciso di aiutare lo Stato ellenico e ha disposto l’invio sul suolo greco di truppe e reparti aerei, spostandoli dall’Africa settentrionale dove il fronte si è fermato a Sidi Barrani. Cunningham ha fatto occupare, altresì, le isole di Creta e di Lemno, accorciando della metà la distanza di Alessandria da Malta e assicurandosi, con la disponibilità delle basi greche, una posizione sul fianco della rotta per l’Egitto.
I compiti della Marina italiana si aggravano, dovendo garantire la difesa delle comunicazioni tanto con l’Albania quanto per la Libia. Il grosso della flotta è, quindi, concentrato a Taranto: cinque corazzate, tre incrociatori armati con cannoni da 203 e sei da 152 mm, oltre a un certo numero di cacciatorpediniere.
Gli inglesi temono un intervento della stessa durante le operazioni navali di appoggio alla Grecia “Mike Bravo Eight”, così denominate convenzionalmente.
Riprendono, pertanto, l’idea del “Piano Judgment”, tenendo presente che, fra l’11 e il 19 novembre, si ricostituiranno le condizioni di luce lunare favorevoli per l’attacco alla base navale.
Mentre fervono i preparativi, un nuovo incidente fa temere un ulteriore cambiamento. La n.p.a. Eagle accusa difetti al sistema di rifornimento di carburante e, per rimetterla in efficienza, è necessario trasferirla in cantiere. Si decide di non partecipare all’attacco e cinque “Swordfish” passano alla Illustrious con otto equipaggi completi. L’Amm. Lyster potrà contare così su 24 aerei, cioè su sei in meno in quelli programmati. Altri imprevisti verificatisi in navigazione rendono, ancora una volta,improbabile l’azione: Tre velivoli dell’819° Gruppo, alzatisi in volo in periodi diversi per eseguire una ricognizione precipitano in mare. Gli equipaggi salvati hanno accusato noie al motore, che attribuiscono a inquinamento del carburante. Svuotati i serbatoi degli altri “Swordfish” e analizzata la benzina, i tecnici scoprono che <<mischiata alla stessa vi sono acqua e sabbia, nonché, attaccata alle pareti interne dei serbatoi, una strana specie di muffa>>.

"Farey Swordfisch" armato con siluro da 457 mm

Una rapida indagine porta a scoprire che << gli aerei erano stati tutti riforniti alla stessa stazione dell’hangar e ciò fa pensareall’inquinamento di uno dei depositi della nave, forse connesso alle operazioni effettuate per spegnere l’incendio che era divampato in precedenza>>.
Risolto il caso, si riprendono i preparativi con 21 aerei che sono divisi in due gruppi: il primo dei dodici e l’altro di nove. Degli stessi, sei sono armati con siluri e il resto con sei o quattro bombe perforanti semi-corazzate da 112 Kg. A seconda se armati di 16 bengala.
Si ristudiano anche le fotografie per avere le ultime informazioni sullo stato della base navale di Taranto. << Era disponibile – a quanto si ricava dalla documentazione – una serie di eccellenti fotografie che ricoprivano tutto il porto e dalle quali si poteva rilevare la posizione delle corazzate, degli incrociatori e dei cc.tt. che vi si trovano, nonché delle batterie costiere appostate per la loro difesa >>.
I “Maryland” avevano reso, insomma, un buon servizio nel sostituire i “Sunderland” che, al dire di Cunningham, << erano troppo lenti e troppo vulnerabili mentre gli italiani, d’altro canto, erano perfettamente informati dei nostri movimenti >>. Ma le riproduzioni aerofotogrammetriche della rada di Mar Grande o di Mar Piccolo sarebbero state perfette se … non fosse stato per un insieme inspiegabile di macchioline tondeggianti bianche, << visibili in tutte le fotografie e che, chiaramente, non erano imperfezioni di stampa >>.
Viste e riviste, le fotografie presentavano un rebus, che il Ten. di Vasc.David Pollock, ufficiale addetto alle Operazioni nello Stato Maggiore di Lyster, e il Cap. pil. della RAF John Johnes, esperto del settore, non risolsero sino al momento in cui alla loro mente non si affacciò il sospetto di qualcosa di analogo visto altrove : uno sbarramento di palloni, come quelli situati per la difesa di Londra.

 

Risolto il mistero dei << piccoli tondini >> , fu riesaminato, ancora una volta, il “ Piano Judgment “”, in quanto operativamente, non era stato << tenuto alcun conta di ostruzioni di questo genere >>. Ma v’è di più: una successiva ricognizione aerea portò, altresì, a scoprire, oltre alle ostruzioni aeree, << i pontoni su cui erano sistemati i proiettori per illuminare la zona verso il largo e le linee di cilindri galleggianti che sostenevano le reti parasiluri >>.

L'Amm. Sir Andrew Cunningham comandante della

Mediterranean Fleet

  I piani operativi furono, quindi, riaggiornati e risottoposti all’approvazione di Cunningham.