Filatelia
 
L'AFFASCINATE STORIA DELLE NOSTRE NAVI ATTRAVERSO I DOCUMENTI POSTALI
 

LA PRIMA CAMPAGNA DELLA  “VESPUCCI”

 
 
Immagini e articolo del C. Amm. Aldo Gabellone (Socio del Gruppo di Taranto)
 
L’entrata in linea della Nave Scuola “AMERICO VESPUCCI” coincise con la commemorazione del Cinquantenario dell’Accademia Navale.
Era il 4 luglio 1931.

Per quell’occasione le R. Poste emisero una serie di tre francobolli, uno dei quali raffigurante la Nave (1), che è senz’altro la Nave Scuola più effigiata sui francobolli di molti Paesi nel

mondo.

 

La R. Nave Scuola AMERICO VESPUCCI

 
L’Accademia Navale raccolse i tre valori postali in un cartoncino firmato dal Ministro della
Marina, Ammiraglio Giuseppe Siriani (2).
Ora, sempre prendendo spunto da alcune cartoline spedite da bordo, desidero anch’io
parlare di questa stupenda Nave a Vela, che come tutte le Marine del mondo, di
consolidata vocazione marinara, hanno posto alla base della formazione professionale
degli allievi Ufficiali e dei futuri Nocchieri.
Il diretto contatto con gli elementi della natura nell’alternarsi di rilassanti bonacce e di
temibili burrasche; il quotidiano duro lavoro di squadra alle manovre o alle vele; il solitario
raccoglimento nell’osservazione stellare al crepuscolo serale e mattutino; il monotono
scandire del tempo, con i rintocchi della campana, che regola il cambio di guardia ed i
modulati fischi del coro di Nocchieri, che traducono gli ordini verbali: stimolano
nell’allievo il senso di autodisciplina, esaltano lo spirito di gruppo, rafforzano il lui la padronanza e la sicurezza nell’operare, consolidando l’attaccamento alla professione intrapresa.
Nel parlare della VESPUCCI si rischia di cadere in ripetizioni, tanto si è scritto e parlato su di essa, che ovunque  è ammirata per la sua armoniosa maestosità meritandosi l’appellativo di “Nave più bella del mondo” e per questo, orgogliosamente, rappresenta il “fiore all’occhiello” della nostra Marina.

Per i lettori, che hanno avuto il privilegio di esservi imbarcati, la mia descrizione dovrebbe rievocare lontani ed indimenticabili ricordi, per gli altri spero di destare la curiosità e l’interesse per quella straordinaria atmosfera che pervade la vita di ogni giorno a bordo di una Nave a Vela.

 

 
La VESPUCCI, nelle linee esteriori era simile alla COLOMBO (3), ma con un dislocamento e lunghezza dello scafo lievemente superiori.

Fu progettata dal Tenente Colonnello del G.N. Francesco Rotundi, che nel disegnarla s’ispirò ai Vascelli dei primi anni del secolo XIX. E’ attrezzata a “Nave” (4), con tre alberi a vele quadre (quello di mezzana con randa) e bompresso.

Dotata di tre ponti oltre a quello di stiva (corridoio, batteria e coperta), con castelletto a prora e cassero a poppa. Nella zona prodiera trovano posto gli alloggi dei Sottufficiali e dei Sottocapi e comuni, al centro gli allievi ed i famigli, a poppavia quelli degli Ufficiali. Ha una superficie velica di quasi 3.000 mq. Per la manovra della velatura è dotata di circa 30.000 metri di cavo di varie misure e 2.000 bozzelli di ferro e di legno.
 Il suo Equipaggio è composto da 445 uomini, compresi 24 Ufficiali. Durante le Crociere imbarcano, oltre gli allievi della 1^ classe e famigli, gli Insegnanti Civili e Militari delle varie discipline.
Il battesimo del Mare lo ebbe nell’estate del 1931 solcando: l’Oceano Atlantico, il Mare del Nord ed il Mar Baltico.

 Fu la prima Nave Scuola a Vela italiana a spingersi fino al porto di Danzica. Due anni prima, durante la Campagna d’istruzione del 1929, vi sostarono le “Navi grigie” PISA e FERRUCCIO, con gli allievi della 2^ classe a bordo.

 

Le rotte della prima Campagna della VESPUCCI

VESPUCCI e COLOMBO con il personale schierato per il saluto “alla voce”

 
La sua prima navigazione non presentò particolari difficoltà; le condizioni meteorologiche, compatibilmente ai cangianti umori dei nebbiosi Mari nordici, si mantennero discrete e consentirono l’impiego delle vele per 3.798 miglia su 5.747 dell’intero percorso. Più volte, per le improvvise e furiose raffiche di vento, si dovette ridurre la superficie velica con alcune “mani di terzaroli”, che consentono di ripiegare porzioni di vela, per sottrarla alla forza del vento

Gli allievi, superate le nausee dovute al “mal di mare”, iniziarono la loro prima esperienza a diretto contatto con i mutevoli elementi naturali.

La vita sulla Nave scorreva, alternandosi, nelle 24 ore, nei vari “posti” di navigazione. Tutto l’Equipaggio (esclusi il Comandante, il Direttore di Macchina ed il 1° Nostromo) operavano in tre turni di guardia continua. La squadra di 2^ comandata applicava il “gaettone”, che sfalsando l’orario di guardia, evitava alle squadre di ripetere gli stessi turni nell’arco del giorno successivo.

Ogni uomo aveva assegnato il proprio posto: per la manovra, la navigazione ed in porto.

La manovra delle vele era affidata: al personale di bordo quelle dell’albero di trinchetto ed agli allievi quelle degli alberi di maestra e mezzana.

 Tutto era regolato dalle “ore di quarta” che il Sottufficiale di guardia scandiva con la campana (5).

 

 Fronte e retro della cartolina spedita da Brest il 7 agosto 1931
 

Ad ogni rintocco, nel corso della navigazione notturna, la vedetta di coffa sull’albero di maestra e quella sul cassero a poppa, assicuravano ad alta voce, l’accensione dei fanali “di via”, di “posizione” e di “coronamento”.

Tre allievi si alternavano, in Plancia poppiera, alla manovra del timone. Tre uomini per muovere le altrettante ruote con caviglio, montate su un unico asse, del ragguardevole raggio di circa due metri.

 

Cartolina Postale spedita da Amsterdam il 16 settembre 1931

 
 
Per il riposo ci si serviva di comode e dondolanti brande ad amaca, che venivano “tesate”
all’orario previsto.
Durante il giorno, una volta “rollate”, venivano stivate nei “bastingaggi” (6).
Molta cura veniva posta nell’operazione di “rollaggio” della branda, che consisteva
nell’avvolgere lo strapuntino e legandolo “a salame” con i penzoli del telo stesso.
I penzoli, a loro volta, dovevano servire ad assicurare la branda, quando tesata, ai
puntali del dormitorio.
Il tutto era oggetto di scrupolosi e severi controlli da parte dell’Ufficiale Sottordine alla
classe. Ciò è un retaggio del passato, che ha una spiegazione di ordine pratico, risalente a
quando la Nave non disponeva di salvagenti per tutti e le brande galleggiando, in caso di sinistro, offrivano un fortunoso appiglio al malcapitato naufrago.

 

 La COLOMBO ed il R.C.T. NIEVO in un dipinto  

del Pittore di Marina R. Claudus

 
Dal “banco di quarto” (7) l’Ufficiale di guardia sovrintendeva  la manovra delle vele ed il
buon svolgimento della navigazione.
Quando chiamati dai “fischi”, tutta la squadra destinata alle vele, normalmente in sosta
nelle vicinanze della “pazienza” (8), raggiunge il proprio posto: chi a “riva” (9) sui
pennoni, sospesi sui “marciapiedi” (10) per “sbrogliare” o “imbrogliare” le vele. Un’altra
parte della squadra era destinata ai cavi dei pennoni e delle vele, tutti manovrati “a
braccia”.
Dalla “varea” dei pennoni (11), che sporgono sul mare sottostante (il più alto a 40 metri),
gli allievi ed i marinai, scacciata la paura, vivono momenti ed emozioni esaltanti,
assimilando il “senso del Mare”, irrobustendo il fisico e rafforzando il morale.
Nella Campagna del 1931 la Divisione Navi Scuola, al Comando dell’Amm. di Div. Cavagnari era composta dalla VESPUCCI (comandata dal C.V. Radicati) e dalla COLOMBO (comandata dal C.F. Brivonesi).

Le due Unità, salpate da Livorno, toccarono i porti di: Portoferraio, Lisbona, Brest, Amsterdam, Kiel, Gdynia, Danzica, Londra, Ceuta, Portoferraio e Genova.

 

Fronte e retro della cartolina spedita dalla COLOMBO durante la sosta della Divisione Navi Scuola a Londra il 15 settembre 1931

 

Diamo ora una sommaria descrizione dei documenti postali esposti

Le prime due della VESPUCCI furono spedite, rispettivamente, il 7 agosto da Brest e il 16 settembre da Amsterdam. L’ultima della COLOMBO fu spedita invece da Londra.

Termina qui la mia escursione, mentre la VESPUCCI, con i suoi 76 anni di vita, continua a solcare i Mari con le sue gonfie vele, accarezzato dall’onda, che nella sua volubilità talvolta si trasforma in ariete, in grado di scuotere il robusto ferro dello scafo ma non la determinata volontà dei giovani allievi, decisi a mantenere fede al motto del Veliero: NON CHI COMINCIA MA QUEL CHE PERSEVERA"
 
 
Note:
(1)     – Gli altri due francobolli rappresentavano: il faro di torre Marzocco (Livorno) e l’Incrociatore TRENTO;
(2)     – In quel periodo il C.S.M.M. era l’Ammiraglio di Squadra Ernesto Burzaglia (fino al 16 agosto 1931), dopo l’Ammiraglio di Squadra Gino Ducci;
(3)     – Nel 1949 fu ceduta alla U.R.S.S. in conto riparazione danni di guerra. Ribattezzata DUNAY operò per circa dieci anni, nel Mar Nero, come Nave Scuola. Nel 1961, disalberata, fu impiegata come Nave Appoggio Sommergibili poi, come Nave carboniera. Alla fine degli anni ’60 fu distrutta da un incendio;
(4)     – In particolare l’attrezzatura velica era così composta:

-          Bompresso (gran fiocco, fiocco e controfiocco)

-          Albero di trinchetto (trevo di trinchetto, parrocchetto fisso, parrocchetto volante, velaccino e controvelaccino);

-          Albero di maestra (trevo di maestra, gabbia fissa, gabbia volante, velaccio e controvelaccio;

-          Albero di mezzana (randa, contromezzana fissa, contromezzana volante, belvedere e controbelvedere;

-          Inoltre vento permettendo potevano ancora aggiungersi le vele di strallo (fra gli alberi), scopamare ed il così detto “Cappello del Padreterno (portato a riva ed aggiunto all’albero di controvelaccio)

(5)      Ore di quarta: due colpi all’una, tre all’una e mezzo e così via, aumentando, fino alle 08,00, di un tocco ogni mezzora;
(6)     – Bastingaggi o impavesata: intercapedine situata lungo le fiancate della Nave. La tradizione risale ai tempi passati, quando dalle fiancate venivano portati in batteria i cannoni, dopo l’apertura dei portelli. Le brande, ivi stivate, dovevano servire a proteggere i serventi ai pezzi, dalle bordate nemiche;
(7)     – Banco di quarta: piazzole sistemate in posizione soprelevata ai lati della controplancia di poppa, dalle quali è consentita la massima visibilità durante la manovra. Così chiamata perché da una di quelle piazzole, l’Ufficiale di Guardia svolge per quattro ore il suo servizio;
(8)     – Pazienza: postazioni sistemate alla base di ogni albero dove si attestano e scorrono la quasi totalità dei cavi di manovra dei pennoni e delle vele di quell’albero. Per una Nave a Vela rappresenta una vera e propria centrale di comando;
(9)     – A riva: tutto ciò che è in alto;
(10)  – Marciapiede: cavo sottostante il pennone.Fissato alla varea lo percorre per tutta la sua lunghezza. Su di esso gli addetti alle vele (detti anche gabbieri), poggiando il torace sul pennone ed i piedi sul marciapiede, hanno libere le mani per sbrogliare o imbrogliare le vele;
(11)  – Varea: estremità del pennone.