Filatelia
 
L'AFFASCINATE STORIA DELLE NOSTRE NAVI ATTRAVERSO I DOCUMENTI POSTALI
 

SALUTI DA FIUME DALLA REGIA NAVE “EMANUELE FILIBERTO”

 
 
Immagini e articolo del C. Amm. Aldo Gabellone (Socio del Gruppo di Taranto)
 
 
Tra la corrispondenza spedita da bordo dalla Regia Nave “EMANUELE FILIBERTO” (1) , che qui vedremo, alcune si evidenziano per delle singolari e interessanti curiosità storiche.

In particolare due lettere spedite da Fiume il 23 dicembre 1918 e il 18 aprile 1919

 Tutte e due furono affrancate con francobolli fiumani ma entrambe, contravvenendo alle norme in vigore, furono impropriamente annullati con il timbro postale della Nave.

 

La Regia Corazzata “EMANUELE FILIBERTO” ed il Duca d’Aosta spedita in regime di franchigia postale il 7 agosto 1915
 

Fu impostato il 5 ottobre 1893 presso i Cantieri Navali di Castellammare di Stabia

Entrò in servizio nel giugno del 1901
Aveva un dislocamento a pieno carico di 12.250 ton.
L’apparato motore era costituito da 12 caldaie a combustione mista e 2 motrici alternative della potenza di 14.000 C.V.
Velocità 18 nodi – Autonomia con carico massimo di combustibile: 7000 miglia a 10 nodi
Era armato con: 4 cannoni da 254/40, 8 da 152, 8 da 120, 8 da 47, 2 mitragliere e 4 tubi lanciasiluri.

Equipaggio formato da 531 uomini (compresi 28 Ufficiali)

Il suo motto era: “CONTUNDUNT NON CONTUNDUNTUR” (2).

 
Bisogna sapere che, la convenzione siglata nel 1892, tra i Ministeri della Marina e quello delle Poste, prescriveva che la corrispondenza in partenza dalle Navi, quando in acque estere,  doveva essere affrancata con valori bollati nazionali, secondo le tariffe in vigore in Italia. Solo in quel caso si poteva  apporre, come annullatore, il timbro postale di cui le Navi erano dotate.
 

Cartolina con timbro postale della Regia Nave EMANUELE FILIBERTO – Spedita da Cos il 26 giugno 1913, durante la guerra contro la Turchia, con manoscritto: “di qua andremo a Rodi … Sira … ecc,”

 
Perché ci fu quella violazione da parte dell’Ufficiale Postale della Nave?
Perché l’Unità si trovava a  Fiume, appena un mese dopo la fine del 1° Conflitto Mondiale e l’anno successivo?
La presenza della Nave era senz’altro motivata dall’avventura fiumana dei “legionari” di d’Annunzio.
Storicamente il “problema fiumano” ebbe origine nel 1918, nell’imminenza della sconfitta della coalizione austroungarica.
A Fiume in quell’epoca, “Corpus separatum” del regno asburgico, convivevano due grosse comunità: quella serbo-croata e quella d’origine italiana che, prima della massiccia immigrazione magiara favorita dal Governo imperiale, era in maggioranza (superiore all’80%).

I sentimenti di italianità, per tradizione e cultura, erano vivi e molto sentiti fra la popolazione attiva della Città.

Nei primi giorni di ottobre del 1918, con la sconfitta e il conseguente crollo della monarchia asburgica,  si costituirono, a Fiume, due Consigli Nazionali, uno italiano e l’altro croato  che proclamarono l’annessione della Città, rispettivamente,  all’Italia e alla Iugoslavia.
 

Cartolina spedita dalla R. N. EMANUELE FILIBERTO il 5 luglio 1913 da Rodi

 

Il 30 ottobre le truppe croate, con un’azione unilaterale,  occuparono la città e la situazione politica si deteriorò ulteriormente, fino a sfociare alla rivolta.

La Città era in continuo fermento con pericolosi tumulti alimentati da estremisti croati.

Benché il nostro Governo, con il Patto di Londra del 1915, avesse riconosciuto Fiume alla Croazia, non poteva ignorare il rischio che correva la comunità italiana.

Si era giunti al paradosso che la minoranza serbo-croata  e filo austriaca, spadroneggiava,  su una popolazione filo-italiana che aveva combattuto e vinto una guerra, nella convinzione di avere conquistato il diritto di decidere il proprio futuro.

Il Ministero della Marina, inoltre, venuto a conoscenza della paventata cessione alla Iugoslavia della Flotta austriaca e del naviglio mercantile presente a Fiume, sollecitava il Governo ad ordinare l’intervento per salvaguardare gli interessi nazionali.

Accorati appelli furono rivolti anche da eminenti uomini di cultura, fra i quali spiccava il drammaturgo Sem Benelli.

Finalmente l’ordine arrivò e all’alba del 3 novembre 1918, una Divisione Navale Speciale, costituita dalla R. Corazzata EMANUELE FILIBERTO e una Squadriglia di Cacciatorpediniere, lasciò Venezia per Fiume.

 

Lettera con francobollo di Fiume e timbro postale della Regia Nave EMANUELE

FILIBERTO – spedita il 23 dicembre 1918
 
 
Il 17 novembre marinai italiani e volontari fiumani ammainarono, dal Palazzo del Governo,

il vessillo croato e innalzarono la Bandiera italiana ed il giorno dopo si ritirarono le truppe

d’occupazione croate.
Tutta la cittadinanza partecipò festante alla liberazione della Città.
L’11 settembre 1919, portata al termine la sua missione la Divisione Navale Speciale

lasciò Fiume. A presidio della Città restarono solo alcune Unità.

Il problema fiumano sembrava risolto.

Purtroppo, così non fu !

La partenza delle nostre Navi instaurò nella cittadinanza un sensazione di abbandono

da parte della madrepatria.

Ripresero così le provocazioni da parte dei croati, alimentate dalla tacita accondiscendenza

della Francia e degli altri nostri alleati, che mal vedevano un’eventuale espansione

italiana in Dalmazia.

I corrispondenti della stampa nazionale, da Fiume, riportartando queste notizie, che suscitarono la riprovazione e la rabbia dei  circoli nazionalisti e di alcune frange di militari italiani, assertori delle “pace mutilata”, i quali, non accettando le clausole imposte dal Patto di Londra, reclamavano Fiume all’Italia.

 

Lettera con francobollo di Fiume e timbro postale della R. N. EMANUELE FILIBERTO  –  spedita il 18.4.1919

 
Il 12 settembre 1919, rispondendo alle sollecitazioni degli ex combattenti e dei reduci dai campi di prigionia austriaci,  facendo leva sul diffuso malcontento della popolazione di Fiume, d’Annunzio con un manipolo di “legionari”, rinforzati da alcuni contingenti di militari, in forza ai Reparti italiani, presenti nel Quarnaro, entrarono a Fiume e occuparono militarmente la Città .
Intanto, con l’accordo di Rapallo del 12 novembre 1920 fra l’Italia e la Iugoslavia, si riconosceva Fiume Stato indipendente.
D’Annunzio tentò di opporsi proclamando la “Reggenza Italiana del Carnaro”.Occupò anche le isole di Arbe e Veglia, entrando, così, in aperto contrasto con il Governo italiano.
Ora ritorniamo, di nuovo,  alle nostre Navi e al coinvolgimento di esse nella vicenda fiumana.
Il 12 settembre, all’atto dell’entrata a Fiume dei “Legionari”, erano ancorate nel porto la Corazzata DANTE ALIGHIERI, i cacciatorpediniere NULLO e ABBA e l’Esploratore MIRABELLO.
La notte precedente avevano lasciato Fiume la “FILIBERTO” e lo “STOCCO”. Il 13 avrebbe dovuto lasciare Fiume anche la DANTE ALIGHIERI, che però non poté farlo perché a quasi tutta la “squadra franca” di Sottufficiali e Marinai, fu impedito il rientro a bordo al termine della franchigia, da parte di legionari e militari dannunziani. Non si voleva che le Navi lasciassero la Città, sperando in una loro compatta adesione alla causa di d’Annunzio.

Fra gli Equipaggi delle Navi, sentimentalmente vicini alla popolazione di Fiume,  ci furono, inizialmente, delle limitate defezioni (4).

La più eclatante fu quella del Comandante del R. CT NULLO che abbandonò il Comando della Nave per raggiungere d’Annunzio.

I successivi eventi  misero a dura prova la compattezza disciplinare degli Equipaggi

 

Le Regie Navi SIRTORI e STOCCO, prime Unità giunte a Fiume

 
 
Mentre gli Ufficiali più anziani restarono saldi e fedeli ai propri doveri, i più giovani,
attratti dai sentimenti di italianità dei fiumani, convinti, in buona fede, di compiere
azione patriottica, trascurarono l’impegno preso con il loro giuramento.
Ragioni più profonde per le quali fecero schierare con d’Annunzio figure come
l’Ammiraglio Millo e l’eroe Luigi Rizzo trascinarono, per la causa fiumana, interi
 equipaggi con le loro Navi  (5).
Probabilmente il mittente delle due lettere con  francobolli di Fiume  e il Postino di bordo,
annullandoli con il timbro della Nave, vollero  in quel modo simpatizzare  con la causa di
 Fiume.
Intanto il  futuro delle nostre Unità non lasciava presagire alcunché di buono.
La situazione e l’ordine pubblico a Fiume stava sfuggendo al controllo della “Reggenza”.
 

Le Regie Navi MIRABELLO, NULLO e ABBA ormeggiate a Fiume

La  Regia Corazzata DORIA e le Motosiluranti di scorta lasciano  Fiume dopo il bombardamento del Palazzo del Governo

 

Le ordinate “Legioni” di d’Annunzio si stavano trasformando in soldataglia indisciplinata e violenta.

 Il Governo italiano, allora, decise di porre fine a quello stato d’illegalità e impose a d’Annunzio, con un ultimatum,  l’accettazione delle clausole del Trattato di Rapallo e l’abbandono della Città.

Alle Navi “ribelli” fu ordinato il rientro in Patria.

Ci furono lunghe e infruttuose trattative, che furono, alla fine,  sbloccate dall’intervento dell’Esercito e da alcune cannonate della R. Corazzata DORIA.

 
Gabriele d’Annunzio onora i legionari caduti durante le “Cinque Giornate  di 
Fiume” (24 – 28 dicembre 1920)
 
 
L’ufficio di d’Annunzio, nel Palazzo del Governo fu colpito e il Poeta lievemente ferito.
Un Sergente mitragliere, di servizio nell’edificio, fu invece ferito mortalmente.
Dai primi giorni di gennaio del 1921,iniziò, finalmente, il ritiro dei legionari ed il rientro

delle Navi nelle proprie Basi.

Della vicenda  fiumana tutta la Marina ne fu scossa. Era la prima volta nella sua storia
che vide serpeggiare nei propri ranghi il dramma doloroso della disobbedienza, anche
se originata, ideologicamente, da una rivendicazione patriottica.
In quella sciagurata lotta fratricida ci furono una cinquantina di morti, oltre a duecento

feriti, tra le forze combattenti e la popolazione civile (7).

Il vero dramma fu il constatare l’inutilità di quella tragedia ingenerata dai successivi

avvenimenti storici. L’ascesa, in Italia, del fascismo e gli accordi, fra il nuovo Governo italiano e quello iugoslavo, decretarono, il 24 gennaio 1924, l’annessione di Fiume all’Italia.

La Corazzata EMANUELE FILIBERTO, rientrata in Patria, cessò la sua attività operativa a La Spezia dove, nel febbraio del 1920,  passò in disarmo per essere radiata dai Quadri del Naviglio Militare dello Stato.

 

 
Note:
 
(1) - Prese il nome del decimo duca di Savoia (1528-1580), soprannominato “testa di ferro”. Fu il principale artefice della potenza piemontese e propugnatore dell’indipendenza italiana;
(2) – “ PER EDIFICARE, NON PER DISTRUGGERE”. Ispirato al motto di Emanuele Filiberto;
(3) – Risultarono assenti da bordo, complessivamente:   
       . 42 Sottufficiali e 146 Sottocapi e Comuni della R.N. DANTE;

       . 10 Comuni del R. C.T. AB BA;

       . 12 Comuni del R. E. MIRABELLO;
       . Il Comandante del R. C.T. NULLO;
(4) –
(5) -  Si schierarono con d’Annunzio i CC.TT. NULLO, BERTANI,  BRONZETTI, ESPERO; le Torpediniere 66 e 68 PN; i M.A.S. 2, 22, 88 e 122; la Nave Trasporto CORTELLAZZO (ex Incr. MARCO POLO). A tutte le Unità, al rientro in Patria, per cancellare l’onta della loro disobbedienza, fu cambiato il Nome e il motto;

(6) – secondo le  memorie del Gen. Caviglia, responsabile delle operazioni militari, ci furono, per quanto attiene l’Esercito regolare:

  -          25 caduti (5 Ufficiali);

        -          139 feriti (18 Ufficiali).
 
 

Bibliografia:

 
(1) -          Ufficio Storico della Marina Militare:

   a. -  “Le Navi di Linea Italiane – 1861/1961”, Roma 1962;

        b. -  “I Cacciatorpediniere Italiani – 1900/1969”, Roma 1969;
        c. -  “I motti delle Navi Italiane”, Roma 1998;

(2)   - Stato Maggiore Esercito, Ufficio Storico, Luigi Emilio Longo, “L’Esercito Italiano e la questione Fiumana (1918-1921)”, Roma 1996